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Lui & Lei

Girando per la città


di Membro VIP di Annunci69.it Francescomoretti
01.02.2025    |    6    |    0 6.0
"Entrarono in una caffetteria del centro storico di questo paese della puglia in provincia di Bari a picco sul mare, alle pareti le foto di un cantante nativo..."
Quello che spesso non si dice è il piacere di cosa può succedere passeggiando per un centro cittadino.
Incontri persone, storie, desideri, fantasie.
Persone che oltre a vestirsi e portare con sé qualsiasi piccolo mobile possibile portano con sé le loro storie, le loro fantasie i loro desideri.
Incroci per strada i loro sguardi a volte cupi altre volte sorridenti.
È capitato ieri ultimo giorno di un anno che andando via ci da quella sensazione di voler gioire a tutti costi.
Lei si chiama Anna, l’ho saputo dopo il suo nome.
Camminava al fianco di un uomo, una coppia semplice ma con quel non so che di attraente.
Lei si, lo era.
Il suo sguardo lo era, incrociato per caso, sorridente come una insegna che invoglia ad entrare in un negozio di leccornie incedeva su due tacchi a spillo, una gonna plissettata e calze velate.
Sopra in giubboni di pelle nero che si nascondeva sotto una chioma riccia e rossa.
Anna, dopo esserci incrociati, la trovai che si girava verso di me che la guardavo e sorrise.
Deciso svoltai e non molto lontani da loro condussi i miei pensieri in fantasie che dire oscene era poco.
Entrarono in una caffetteria del centro storico di questo paese della puglia in provincia di Bari a picco sul mare, alle pareti le foto di un cantante nativo della città.
Sedettero distrattamente mentre mi ritrovai a incrociare ancora il suo sguardo e mentre si sistemava sullo sgabello ebbi la mia visione del suo paradiso.
Calze, velate che non arrivavano che a pochi centimetri da quella gonna e sotto un mondo rosa, con un piccolo ciuffo rosso.
Null’altro.
Mi lesse l’imbarazzo e l’eccitazione e sorrise.
Il mio caffè ormai era freddo, l’avevo ordinato solo per poterla ammirare come un voyeur.
Uscirono e mentre lo facevano davanti alla cassa eravamo in fila per pagare.
Sentii il suo profumo, dava di rose.
Era una “rosa rossa” in ogni senso e mi venne in mente la celebre vecchia canzone di Massimo Ranieri.
Senti che ad alta voce diceva all’uomo che era con lei che voleva passare dal b&b dove avevano prenotato e dare inizio ai festeggiamenti per la fine dell’anno.
Il marito chiese se dovesse comprare una bottiglia e lei girandosi mi parlò.
“Vuoi portarla tu una bottiglia?”
“Anzi portane due una comprala e l’altra porta la tua”
Dicendo questo sentii una carezza al mio basso ventre
Non potevo crederci.
Fu così che li vidi entrare in un vicolo, salire delle scale di pietra e lasciare la porta socchiusa.
Strano non avevo idea sul da farsi
Poteva essere uno scherzo o un tranello.
Mi convinsi a comprare una bottiglia, perché l’altra era già in ebollizione.
Sentivo tirare il jeans, sentivo il battito del cuore accelerare e il fiato mancare.
Ogni gradino un pensiero diverso dall’altro.
Aprii la porta e il profumo di rose era ovunque, la luce spenta in lontananza una musica e un lumino entrai…

Quella stanza era buia o quasi
Un lumino rischiarava il tufo tipico delle dimore antiche a picco sul mare
Al centro della stanza un letto.
In primo piano scarpe con il tacco che finivano in due gambe snelle velate da quelle calze che avevo adorato.
Un corpo nudo in lontananza con quel ciuffetto rosso a centrare il punto focale di tutto.
Una voce di stagliò dalla mia destra, l’uomo seduto in poltrona, nudo mi osservava.
Spogliati e leccala, le piace.
Fu così che mi ritrovai in quella camera come per uno scherzo del destino a denudarmi e a assaggiare il sapore di un frutto proibito fino a pochi minuti prima.
La donna di un altro, la donna che avevo desiderato o forse cosi ammaliatrice che si era fatta desiderare.
Poco importava ora il profumo di rose era pregno nell’aria insieme all’odore di donna che ansimava ad ogni mio tocco di lingua tra le sue labbra pubiche prima chiuse e poi dischiuse come un bocciolo che fiorisce e emana il suo sapore superbo.
Succhiavo il suo pistillo mentre il suo uomo accarezzava il suo sesso seduto in quella poltrona.
Rubavo a loro momenti della loro felicità di coppia e aspiravo umori che eruttavano come zampilli. Provocavo urla di godimento assopiti alle mie orecchie dalla stretta di quelle gambe alla mia testa.
Non ero lì per godere ma per far godere e mi piaceva.
Sentivo fosse questo il mio compito ma avevo ancora una volta sbagliato.
Dopo un fremito e ancora un rantolo le mie orecchie udirono la sua voce.
“Stenditi” “non parlare” “non toccarmi”
La vidi procedere verso di me e leccare il mio cazzo ormai duro e pronto ad esplodere ma lei interrompeva e riprendeva una danza di lingua sul mio sesso come una massaggiatrice rinvigorisce il corpo di un paziente.
Dovevo essere paziente se volevo assaporarla ancora e così accadde.
Mi guardò negli occhi e in silenzio salì su di me, senza mani appoggiò il mio sesso all’apertura del suo e mi aspirò con tutta sé stessa fino in fondo.
Sentivo il suo utero sbattere sulla mia cappella.
Ferma su di me mungeva con le sue labbra pubiche il mio cazzo.
Una sensazione nuova, diversa e da una donna che poco prima passeggiava normalmente per strada con il suo uomo era lì che mungeva il cazzo di un uomo senza nome mentre osservava quello del suo compagno essere massaggiato dalla mano di lui.
Lo invitava a chiamarla troia per un giorno.
Avevano deciso così, un regalo di fine anno che non sarebbe mai più successo.
Un cazzo diverso per lei e un godimento diverso per lui ed io?
Strumento di un piacere momentaneo che però stava dilungandosi lo sentivo dalla sua passione, dal suo impegno.
Al collo una croce, un tau, lo vide anche il marito e la insultò chiamandola bigotta, una catechista tutta casa e chiesa, che oggi in un paese diverso dava sfogo al suo piacere.
Quanto è strano il mondo, un’ora fa erano li in giro senza una meta ora dentro di lei c’era un altro uomo a farle scoprire l gioie del sesso.
Si perché il marito era stato l’unico uomo per lei, colui che le tolse la verginità e scopata sempre alla missionaria.
Oggi per lei era il giorno in cui aveva deciso di donare un’altra parte di sé ad uno sconosciuto.
Chiese al marito di leccarle il culo, lui lo fece e appose una crema.
Uscii da lei e lei poggiò la mia cappella sul suo ano.
Cerco di spingere si fece e mi fece male.
Aprii le natiche e le dissi di spingere come per defecare.
La cappella era dentro e scivolò ancora su di me impalata.
Ero allo stremo.
L’eccitazione era la massimo, lei aveva goduto ed io ero al culmine e lui si avvicinò incollando le labbra al mio sesso appena uscito dalla moglie e iniziò a succhiare mentre lei leccava i testicoli.
Venni a fontana su di lui mentre la moglie lo leccava.
Ero ormai stanco ma compreso che non era ancora finita
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